Dopo il successo delle prime mostre feline e la moda dilagante dei gatti “puri”, l’allevamento selettivo ha subito un notevole incremento, tanto da richiedere necessariamente l’esistenza di disciplinari che regolino le caratteristiche delle varie razze. Non tutte le razze però sono riconosciute da tutti i disciplinari e una stessa razza può essere considerata diversamente da disciplinari diversi. Questo ruolo diventa quindi difficile e contraddittorio.
La CFA americana (Cat Fanciers’ Association), fondata nel 1906, è il più grande rappresentante della categoria e segue una politica di riconoscimento molto rigida.
La nordamericana TICA (The International Cat Association), fondata nel 1979, è invece la più liberale e accetta le nuove razze con relativa facilità, incoraggiando per contro la sperimentazione.
La britannica GCCF (Governino Council of the Cat Fancy), fondata nel 1910, segue linee rigide di criterio, ma è meno intransigente della CFA.
Per quanto riguarda l’Europa, ogni nazione ha almeno un disciplinare che fa parte della FIFé (Féderation Internazionale Féline), fondata nel 1949, che si allinea con la GCCF nella non accettazione delle tipologie che presentano dei difetti noti, come la sordità nei gatti bianchi con gli occhi azzurri.
L’organismo italiano ufficialmente appartenente alla FIFé, e addirittura uno dei suoi fondatori, è l’ANFI, ex FFI, ufficializzata nel 1950.
Le razze feline si possono distinguere in due gruppi: il primo contiene le razze che si sono sviluppate per libera riproduzione, il secondo quelle che sono state ottenute scientificamente, sfruttando la genetica e le sue possibilità. La maggior parte degli esemplari del secondo gruppo sono semplicemente versioni a pelo lungo degli stessi gatti a pelo corto, altri invece presentano vere e proprie mutazioni genetiche.
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